Le trappole della scrittura: i personaggi iperbolici

Personaggi ricercati dalla mafia? Adolescenti dotati di immensi poteri di cui non erano a conoscenza? La sfigata di turno che diventa Miss Italia?

Quante volte abbiamo trovato personaggi che sembravano troppo perfetti, troppo fortunati, troppo strampalati – o semplicemente “troppo”? Come possiamo fare per accorgercene e, soprattutto, qual è il limite che non dobbiamo oltrepassare?

Al di là del fatto che gli esempi riportati si ispirano a noti cliché, l’altro fattore che balza all’occhio è il fatto che questi personaggi sono dotati di caratteristiche cosiddette iperboliche, cioè sproporzionate rispetto al contesto in cui sono inseriti.

Va detto, infatti, che di per sé non sono personaggi negativi, né mal costruiti; lo diventano nel momento in cui si pongono al di sopra di tutti gli altri personaggi e dell’intreccio, o quando hanno caratteristiche che poco hanno a che vedere con la storia che stiamo scrivendo.

Nel mio lavoro di revisore, infatti, mi è capitata tra le mani una storia dove il protagonista si trova sotto protezione dello Stato, ma la cui vicenda ruota solo intorno alla storia d’amore che vive con una ragazza, una storia fatta di segreti e bugie, una storia che lo costringerà a scegliere quale vita vivere.

Di per sé la storia è anche interessante, ma c’è un problema.

          1.   LE ASPETTATIVE DEL LETTORE

Il primo commento che mi è uscito spontaneo, una volta terminata la lettura della trama, è stato: “Ma perché il personaggio è inserito in un programma di protezione? Da chi sta scappando? Cosa ha visto?”.
Il problema è proprio questo: una trama del genere crea aspettativa nel lettore, che quindi pensa di scoprire qualcosa di più sul motivo per cui il personaggio ha necessità di nascondersi. Invece, questo non accade: la storia è prettamente romantica e non si fa alcun accenno al reato di cui il ragazzo è stato testimone. La conseguenza è che, arrivati alla fine, si ha la sensazione che l’autore abbia voluto colpire il lettore con un personaggio strampalato, in modo da impressionarlo, ma che si risolve con un nulla di fatto.
Questa regola, comunque, vale anche in generale: nel momento in cui inseriamo un elemento all’interno della storia, questo deve avere un’utilità, anche piccola, e deve essere utile e proporzionato alla storia che stiamo scrivendo.

          2.   LA REALE NECESSITÀ DI UN PERSONAGGIO IPERBOLICO

Una volta evidenziato questo problema, mi sono chiesta la motivazione che ha spinto l’autore a creare un personaggio di questo genere. Scavando a fondo, ho capito che l’unica necessità era quella di avere un ragazzo sfuggente, molto riservato sulla sua vita e fuori da qualunque attività sociale, reale o digitale – difatti, il ragazzo non è iscritto a nessun social network e limita l’uso del cellulare.
Alla luce di questo, dunque, notiamo che l’idea del programma di protezione dello Stato, nel contesto della storia in esame, è eccessiva e richiede di essere ridimensionata.
Ovviamente, se la storia fosse stata ricca di azione e, perché no, di parti investigative, l’idea di questo personaggio sarebbe stata più che valida.

          3.   LA SOLUZIONE

Vediamo quindi come possiamo rimediare a questa situazione.
In realtà, è piuttosto semplice: quante volte abbiamo sentito dire di persone che, con la scusa del lavoro, conducevano una vera e propria doppia vita? Le esigenze, se così possiamo chiamarle, sono le stesse: lasciare poche tracce, stare lontani dai social network, essere sfuggenti sulla propria vita.
Dunque, per una storia romantica, perché non fare semplicemente che il nostro personaggio vive in un’altra città per lavoro?
È semplice, credibile e proporzionato all’intera vicenda.

Problema risolto!

E voi siete mai incappati in personaggi iperbolici, magari frutto proprio della vostra penna?  😉

Fatemi sapere e alla prossima!