Quinto esercizio di scrittura, eccolo qui!

È proprio vero che quando si ha l’idea giusta (o anche solo un’idea) la voglia di scrivere arriva da sé   😀 Mentre cercavo un esempio per spiegare lo scopo di questi esercizi, ecco che un nuovo incipit ha fatto capolino senza che nemmeno me ne accorgessi. E non mi sono neanche accorta di quanto la struttura si sia creata completamente da sola… Erano solo pezzi di puzzle sparpagliati che dovevo rimettere a posto! Per questo vi presento il quinto esercizio di scrittura, stavolta infarcito di amore & orgoglio XD Chi vincerà? Ai voi lettori l’ardua sentenza! Ma ecco il racconto:


“Ma ti rendi conto di cosa mi ha detto? «O mi regali un mazzo di fiori, o puoi scordartelo che torniamo insieme! ». Ma dico, ti sembra normale? Tanto per cominciare, non mi abbasserò mai a compiere quelle schifezze romantiche, ma soprattutto non mi lascio ricattare così!”

“Ah, vedo che ragioni finalmente. Per un momento ho pensato che ti saresti fatto abbindolare.”

“Non scherzare. Io, che mi faccio mettere i piedi in testa in questo modo?”

“Certo, però… Il ricatto di per sé non è una gran cosa, ma in questi due anni almeno un mazzo di fiori potevi pure regalarglielo, no?”

“Te lo ripeto, ma lo sai già, che non sono il tipo. Coccole, attenzioni, regalini. Non sopporto queste cose. E se lei spera che finalmente cederò solo per tornare con lei… Si sbaglia, e di grosso anche.”

“Be’, valuta tu le tue priorità. Rischi di perderla per sempre così. Per uno stupido mazzo di fiori… “

“Marco, basta così! Non ho mai ceduto per nessuno, e non cederò nemmeno per lei!”

“Ho capito, hai vinto… Ma dove stai andando?”

“Via, vado. Torno a casa. L’aria di questa città è soffocante!”

Valerio si alzò e lasciò cinque euro sul tavolo. Udì i vani tentativi di trattenerlo, mentre si avviava a grandi passi verso casa; piano piano la voce di Marco scomparve. Si incamminò verso la fermata dell’autobus e, come una severa legge del contrappasso, tutto ciò che vedeva intorno a lui erano coppiette felici. E non solo: si scambiavano ogni genere di romanticherie, da bacetti fugaci a sussurri d’amore a voce un po’ troppo alta.

Finalmente Valerio giunse alla fermata del bus. Non amava prenderlo nell’affollato centro: oltre ad avere un’ossessione per i borseggi, odiava in generale la folla chiassosa. Girò intorno alla palina dell’autobus in cerca degli orari che si rivelarono svaniti chissà quando, cosa che lo fece irritare ancora di più. Guardò l’ora: era tentato dal tornare a casa a piedi, ma un appuntamento importante lo aspettava a casa; era costretto a servirsi dei mezzi pubblici.

Nel tentativo di ingannare l’attesa, si guardò intorno. Dietro la fermata vi era un forno storico – stando a quanto diceva l’insegna, colmo di bambini in attesa della loro bramata schiacciata; accanto una piccola e semplice boutique. Lo sguardo di Valerio si spostò dall’altro lato della strada, quando qualcosa catturò la sua attenzione: l’autobus stava arrivando! Ma prima che il veicolo gli coprisse completamente la visuale sul marciapiede opposto, il suo sguardo si posò su qualcos’altro.

Un fioraio.

Dall’altra parte della strada, oltre l’autobus. Oltre il suo orgoglio.

Le porte erano aperte davanti a lui.

“Allora che fa, sale?”

Lo sguardo di Valerio scorse velocemente dall’autobus al fioraio, dal fioraio all’autobus.

Non sapeva più chi guardare.


Fine ^^ In realtà, dopo un’attenta analisi, ho ritenuto più interessante la scelta di andare dal fioraio, per il fatto che una così è da prendere a schiaffi… E veder cedere un tipo come Valerio per una così fa salire talmente il nervoso che ti viene voglia di sapere se lui si ravvederà e la mollerà con stile XD Ah, potrebbe essere una storia interessante, anche solo per riprendere un po’ l’abitudine a scrivere cose “lunghe”… Be’, al prossimo esercizio allora! Anche se non so bene quanti farne… Sarei tentata da 7, ma una vocina dentro di me dice “Smetterai quando avrai padroneggiato la tecnica!” XD La voce della saggezza?

Chi lo sa XD Intanto vi saluto, alla prossimaaaaaaa

Quarto esercizio di scrittura partorito!

Finalmente, dopo qualche tempo, sono riuscita a dare alla luce il quarto esercizio. Devo dire che il telefilm Chuck mi ha ispirato, anche se il nome Sara è indipendente dal telefilm XD In tutta sincerità, avevo scritto un altro esercizio, però alla fine mi sono accorta che non rispettava molto i canoni richiesti (in altre parole, non era troppo interessante), e quindi credo che lo terrò privatamente nel mio hard disk XD

Parlando dell’esercizio che vi propongo oggi, devo dire che l’ho scritto un po’ di getto, senza pensare troppo alle direttive dell’esercizio (ultimamente mi succede spesso, sarà un segno buono o cattivo?), però alla fine del racconto mi sono posta diverse domande, per cui penso che sia abbastanza riuscito ^^ Ma bando alle ciance, ecco il testo:

(ps. ho notato che cliccando su Continua a leggere, vi reindirizza sì alla storia, ma salta un rigo… per cui appena cliccate scorrete un po’ la rotellina del mouse  XD)


« Non riesco a credere che siamo ancora vivi! »

« Già. Quel maledetto… ci ha traditi! Sperava di farci saltare in aria, e invece… »

« E invece è solo merito tuo se siamo ancora qui, Kevin. Sei arrivato proprio al momento giusto, sarebbe bastato solo un secondo in più… »

« Per fortuna ho avvertito subito il pericolo. Adesso, però, dobbiamo fuggire. Sono sicuro che Marshall informava costantemente i suoi per rivelargli la nostra posizione. Sanno già dove siamo, dobbiamo scappare, e in fretta! »

Continua a leggere “Quarto esercizio di scrittura partorito!”

Terzo esercizio di scrittura (wow!)

Presa da un raptus creativo, ho incredibilmente steso il terzo esercizio di scrittura! E vi dirò di più, è una sorta di “seguito” del precedente. Ero un po’ titubante all’idea, perché avevo paura di non riuscire a rispettare le direttive dell’esercizio. E invece credo che sia venuto benino. Ma vabbè, bando alle ciance, eccovi il terzo esercizio!


Erano ormai due giorni che si trovavano in quella foresta. Ma Legis non era affatto tranquillo. Era stato “finalmente” convocato da un sottoufficiale del Comandante Magister, e sapeva bene che cosa lo aspettava. E infatti, dopo pochi minuti, il sottoufficiale tornò, conducendolo nella ampia e confortevole tenda del Comandante.

« Si sieda, Tenente Legis. »

Il Comandante indicò una poltrona davanti a lui, e Legis accolse il suo consiglio. Tentò di non tradire alcuna emozione, ma sentiva il cuore a un passo dall’uscirgli dal petto e le gambe molli. Il Comandante lo fissò per alcuni istanti, in silenzio, dopodiché estrasse un foglio. Legis dette una rapida occhiata: sembrava un dossier.

« Questa » disse il Comandante indicando il foglio « è la persona che stiamo cercando. Alcuni sostengono che sia una bambina, altri un’adolescente. » Il Comandante buttò la schiena indietro sulla poltrona. « Ma questo non ci interessa. Tenente Legis » e a questo richiamo Legis si drizzò « le affido il compito di trovarla. »

La mente di Legis viaggiò alla velocità della luce. Pensò subito che trovarla era la parte meno difficile; l’avrebbe consegnata, e avrebbe trovato poi un modo per farla scappare.

« E… » proseguì il Comandante,  destando Legis dai suoi pensieri. « di ucciderla. »

Legis rimase ammutolito. Il Comandante gli aveva appena ordinato di uccidere la ragazza che occorreva per il grande Progetto? Era forse impazzito?

Il Comandante rise.

« Caro, caro Legis. Non devono interessarti i dettagli. Devi ucciderla. Non mi interessa come e quando, devi solo farlo. E come prova » disse il Comandante, avvicinandosi alla scrivania « voglio la sua testa. E se non avrò la sua, avrò la tua. »

Il Comandante si rimise comodo, dopodiché si accese un sigaro.

Legis annuì, si congedò e uscì nuovamente nella foresta. Si portò in disparte dai suoi compagni; voleva pensare da solo. La sua mente ricominciò a perdersi in un groviglio: ovviamente non se la sentiva di commettere un omicidio, ma disubbidire all’ordine avrebbe significato la sua morte; e dato che lui era l’unico a conoscenza del progetto e in grado, anche solo in minima parte, di fermarlo, non poteva permettersi di morire. Certo, avrebbe potuto trovare la ragazza e vagabondare con lei; in qualche modo avrebbe eluso la strettissima sorveglianza del Commando, che si trovava in ogni dove.

Sì, avrebbe fatto così. Ricordava bene le parole della lettera  – “Ricordandole che da ora in poi fa parte del Progetto e che dunque ogni tentativo di sommossa, ribellione, ammutinamento o divulgazione saranno punite con la massima pena…” – ma non ebbe dubbi. Doveva solo partire alla ricerca della ragazza. E non c’era tempo da perdere: si incamminò verso la sua tenda pensando alle cose da portar via.

« Ehi, salva-vecchiette! Dove vai tutto di corsa? »

La voce alla sue spalle – che riconobbe essere, purtroppo, di Joe – lo costrinse a fermarsi.

« Che vuoi, Joe? »

L’uomo si avvicinò, e gli fece un sorrisetto.

« Quanto astio, caro Tenente. E invece mi sa che da oggi in poi dovrai trattarmi meglio, se non vuoi farti venire troppa bile. »

Legis aggrottò le sopracciglia.

« Già, caro Tenente. Il Comandante mi ha dato ordine di partire con te. Vedo che stai facendo i salti di gioia. Io invece, caro Tenente, sono proprio contento. Almeno vedo di tenerti d’occhio. Tu non mi convinci, e lo sai. E adesso muoviti e vai a fare le valigie! »

« Non permetterti di darmi ordini! »

Joe si avvicinò ancora di più.

« E invece mi permetto. Cosa farai sennò, rapporto al Comandante? »

Legis fece per ribattere, ma si trattenne. Sarebbe veramente dovuto partire con Joe? Si avviò verso la sua tenda: non voleva sentire altro da lui.

E ora, cosa ne sarebbe stato del suo piano, con quel mastino alle calcagna?

Secondo esercizio di scrittura

Rieccomi! XD Be’, in realtà era pronto da un po’, dovevo solo aggiungere il finale ma mi stava fatica XD E quindi ho ritardato il tutto…

Parlando della storia, questa volta il protagonista è un uomo, un tenente per la precisione, coinvolto suo malgrado nelle intricate tele del suo Commando… ma vi lascio alla lettura (be’, in realtà potete anche non leggere, è più una cosa catartica)!

 ps. mi sono accorta che ha tolto tutta la formattazione della pagina XD Mi spiace cari lettori 🙁


Legis era sempre stato ligio al dovere. Quando ancora l’Impero e l’organizzazione Corona non avevano preso il comando d’ogni cosa, lo Stato lo aveva insignito non di rado di numerose medaglie al valore. Aveva strappato donne dai loro aguzzini, condotto bimbi spaventati in strutture dedicate, convinto pazzi omicida ad abbassare la pistola. Eppure, adesso che era stato assunto – con la forza – al Commando dell’Organizzazione, era stato costretto a nascondere  tutte le sue onorificenze in un cassetto ben sigillato del suo ufficio; e molti dei suoi, ormai giustiziati, lo avevano considerato per questo un codardo. E forse qualcuno poteva pensare che i suoi avessero pure ragione, quasi come se fosse diventato il braccio destro del diavolo.

Ma Legis aveva un piano.

Alla Base si vociferava da tempo di uno strano esperimento: aveva udito i soldati definirlo “PRM” o semplicemente “Progetto” (e spesso si era chiesto cosa potessero significare la R e la M), e sospettava che fosse condotto in zone dell’edificio che non comparivano nemmeno sulla pianta. Si era presto immaginato che la cosa non fosse delle più pulite; ma la cosa che più di tutte aveva sconvolto Legis, era che il nucleo vitale di tutto ciò pareva essere rappresentato da alcuni bambini e la loro –presunta – energia nascosta. Le voci gli sembravano troppo insistenti per essere un banale pettegolezzo; e ciò gli aveva permesso di capire che, ormai, ciò che stava accadendo al Commando era più di una semplice voce.

Per questo aveva elaborato un piano: scendere a patti con la sua moralità e rimanere al Commando, nel tentativo di poter fermare l’esperimento e salvare vite innocenti. Non aveva capito in che modo i bambini venissero utilizzati: se fossero destinati alla morte o a qualche forma di non-vita. Sapeva solo che non poteva permettere che una cosa del genere scivolasse sotto i suoi occhi; temeva questo fantomatico Progetto, ed era disposto a qualunque cosa pur di fermarlo.

 Qualcuno bussò alla porta del suo ufficio. Era Joe, il suo superiore; in mano teneva una busta sigillata.

“Buongiorno Tenente Legis. I piani alti mi hanno detto di consegnarle questa” e buttò sprezzante la busta sul tavolo.

“Ti ringrazio Joe”. Legis fece un sorriso tirato. Prese la busta tra le mani, e si assicurò che il sigillo fosse intatto; se qualcuno avesse provato ad aprire la busta, se ne sarebbe senz’altro accorto. Joe si incamminò verso la porta; ma quando fu ormai sulla soglia, si voltò.

“Ah, ero già passato stamani, ma non c’era. Cos’è, aiutava le nonnette ad attraversare la strada?”. Joe ridacchiò, dopodiché chiuse la porta dietro di sé.

Per quanto trovasse irritanti le stupide battute di Joe, fu rassicurato dal pensare che la sua indole buona era emersa solo dal suo atteggiamento al Commando. E finché poteva rimanere là in incognito, non aveva nulla da temere.

Incuriosito, comunque, decise di aprire la lettera. Come avanzava di riga in riga, sbiancava sempre più.

          Tenente Legis,

le scrivo questa lettera innanzitutto per ringraziarla. Fin dal primo momento che ha preso servizio al nostro Commando, ha sempre dimostrato grande serietà, prontezza di spirito e affidabilità. La sua presenza è preziosa per il nostro corpo armato, nonché di grande esempio per i più giovani e i sottoufficiali. Meritevole dei più grandi elogi, lei rappresenta l’orgoglio del nostro corpo armato, il coadiuvante delle più coraggiose e impegnative imprese. Proprio per questo, desidero metterla al corrente di un progetto segreto e riservatissimo. La preghiamo di chiudere o nascondere immediatamente la presente missiva nel caso in cui sia presente qualcun altro al momento della lettura, o se prevede l’arrivo di altro personale nel tempo prossimo. Le ripeto nuovamente che deve mantenere il più stretto riserbo per quanto starà per leggere. Questo segreto dovrà essere riservato a lei e lei soltanto.

È con grande onore che le comunico che lei, da questo momento, entra a far parte del segretissimo Progetto di Rinascita Mondiale. Contiamo fermamente sulle sue grandi doti dimostrate nel periodo di permanenza al Commando, e ci auguriamo che le metta al servizio di questa maestosa impresa.

Un fidato sottoufficiale si metterà in contatto con lei per concordare luogo e tempo dell’incontro che desidero tenere con lei, ove discuteremo i dettagli.

Ricordandole che da ora in poi fa parte del Progetto e che dunque ogni tentativo di sommossa, ribellione, ammutinamento o divulgazione saranno punite con la massima pena, la saluto cordialmente.

Comandante Magister.

Primo esercizio del corso di scrittura

Finalmente ho trovato il tempo per stendere questo esercizio. Riporto in breve, dalla pagina Lezione Uno, il testo dell’esercizio:

“Per costruire il racconto, cominciate come vi pare e proseguite come volete, ma alla fine questo “inizio di storia” deve avere gli elementi di cui abbiamo parlato: un personaggio che ha un desiderio e una paura, da cui si evince la sua  “area di pericolo” (che è anche il tema), poi c’è un inizio di trama che lo spinge a fare scelte non casuali ma connesse alla sua “area di pericolo“. Fate muovere anche i personaggi che gli stanno intorno, ma cercate di crearli in modo che siano funzionali allo scopo, cioè che servano a mettere nei guai il protagonista, non in modo gratuito, ma rispetto ai suoi punti deboli.”

La lunghezza è massimo di 2-3 cartelle: una cartella sono 1800 caratteri (ho sbagliato nel post precedente), alla fine ho scritto 2 cartelle che sono circa 3/4 di una pagina word. Pochino, dunque, per sviluppare molto la storia. Bisogna condensare, e ammetto di aver avuto qualche difficoltà. Probabilmente nessuno si chiederà come andrà a finire dopo averlo letto, ma insomma, ci vuole esercizio. A ogni modo, ecco qui il testo (cliccate per leggere): Continua a leggere “Primo esercizio del corso di scrittura”