[Recensione] Norvegian Wood – Haruki Murakami

Prosegue la mia rubrica di recensioni, stavolta riguardante Norvegian Wood, di Haruki Murakami; un libro che, nonostante la trama talvolta lenta, mi ha presa molto.

La morte, spesso, è un’occasione per riflettere sulla vita. È proprio questo che fa Toru Watanabe, in viaggio verso Amburgo, nel momento in cui ripensa all’evento che gli ha sconvolto la vita diciassette anni prima: la morte di Kizuki, suo grande amico, e gli eventi che hanno travolto la fidanzata di lui, Naoko.

Il libro è strutturato come un lunghissimo flashback, che ripercorre le tappe fondamentali del Toru adolescente e giovane adulto: il vuoto lasciato dall’amico, l’amicizia con Naoko e le difficoltà della ragazza nel superare il lutto, la vita universitaria, la conoscenza di Midori.

Ogni tappa viene percorsa ancora una volta, filtrata dalla voce del protagonista, per giungere ad un’unica conclusione: la morte non è l’antitesi della vita, bensì un suo complemento.

Norwegian Wood è proprio questo: un inno alla vita.

Credo lo si possa riassumere così, davvero. Il romanzo non segue una trama in senso stretto, ma racconta la vita di Toru Watanabe, segnato da un terribile lutto in età adolescenziale: la morte del suo amico Kizuki. Questa morte spezzerà una serie di equilibri e certezze nella vita di Toru, e così accadrà anche alla giovane fidanzata di Kizuki, Naoko, continuamente in bilico tra l’andare avanti e rimanere ferma all’attimo in cui tutto è cambiato.

Alla fine, si tratta di scelte. Scegliere se restare legati a un passato che non tornerà e che inevitabilmente ci travolge, o se provare ad andare avanti, tendere verso la vita.

Ci sono persone che scelgono di fermarsi, di unirsi alla schiera di coloro per cui il tempo non scorrerà più, e ci sono altri che, nella titubanza e nel senso di colpa, quantomeno provano a tornare alla normalità.

È stato questo il messaggio più forte che mi ha trasmesso il libro e ci è riuscito talmente bene da far passare in secondo piano altri personaggi degni di nota. Tali personaggi sono un contorno, persone più o meno di passaggio nella vita di Toru, ma nessuno, come Naoko, è stato capace di farmi percepire il senso di cristallizzazione che porta la morte. Un ragazzo che muore a diciassette anni avrà diciassette anni per sempre, mentre la nostra vita va avanti.

Un bel tema su cui riflettere, uno di quei libri che ti costringe a fissare il vuoto qualche minuto dopo averlo finito, che ti lascia qualcosa dentro.

Oltre a questo, spendo due parole per l’edizione. Avrei piacere di dire al correttore di bozze che le virgole sono gratis, perché, davvero, alcune frasi sono state completamente distorte dalla mancanza di un’adeguata punteggiatura. Un esempio su tutti, che mi ha fatto ridere (e piangere, sigh) per mezz’ora: “Nel primo pomeriggio, finito di mangiare Kizuki (…)”. Una virgola avrebbe salvato la vita al povero Kizuki, ahimè. Ovviamente la frase corretta era: “Nel primo pomeriggio, finito di mangiare, Kizuki (…)”.

Detto ciò, ho trovato questo libro molto intenso e meritevole di lettura. Do 4/5 per il contenuto, un generoso 3/5 per l’edizione.

E voi, l’avete letto? Cosa ne pensate?

Alla prossima!

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