Naughty Blu – Esercizio di scrittura

Ed ecco che vi presento il mio primo esercizio. L’ho fatto sostanzialmente per imparare a maneggiare meglio le descrizioni. Non credo sia venuto male, ma i dialoghi mi sembrano un po’ tirati. Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni consiglio è più che apprezzato!

(Cliccate su Read More per vedere anche il seguito!)

 

1.

Era la prima volta che entrava al Naughty Blu. La sgangherata insegna al neon suggeriva un ambiente dai colori piuttosto freddi, ma il cigolio di quella porta scardinata dal tempo lo rivelò invece tendente all’ocra, troneggiato da un severo bancone d’acero.

Il pungente odore di sigaro cubano intriso all’olezzo di alcool richiamava un’atmosfera da tipici anni 50: chiacchiere di uomini d’affari accompagnati da donne di una sera, il tabacco inalato seguito da un roco tossire e l’impastato sottofondo jazz di quell’ormai vecchio giradischi.

Ma, in quel momento, quegli stessi uomini avevano perso ogni traccia di eleganza, con le unghie ingiallite dalle troppe sigarette e il viso invecchiato da quel brutto vizio. L’addome informe, sottolineato da una camicia troppo stretta, era volgarmente accarezzato da sgualdrinelle senza ritegno e senza più un briciolo di sensualità. E quel vecchio giradischi stonato era stato soppiantato da musica capace solo di penetrare negli orecchi come  colpi di gong.

Si sfilò i guanti di lana – che di guanti avevano solo il nome – e si sfregò rapidamente le mani, alitandovi dentro. Ricordava ancora quando il nonno, con le sue mani così grandi e calde, prendeva affettuosamente le sue, mostrandogli quel gesto, percepito come magia dal suo animo di bambino.

Il timido tepore del locale bastò a scrollargli di dosso la patina di freddo dicembrino, che attecchiva senza pietà a ogni lembo di pelle che trovasse scoperto. Prese posto a uno sgabello davanti al bancone; sussultò quando avvertì quello stesso freddo sul nervato piano di marmo bianco. Ritrasse immediatamente le mani, nascondendole dentro le maniche del suo maglioncino di cotone, evidentemente di poco aiuto.

In corrispondenza del bancone, poté osservare meglio un’enorme parete di specchi, che ben si prestava a un gioco di luce visto anni addietro nelle sale da ballo di Versailles. Il lampadario al centro del locale non era certo il candelabro Settecentesco della famosa reggia, ma gli faceva tornare comunque in mente quel geniale escamotage con cui, grazie alla luce riflessa, la sala appariva più luminosa di quanto non lo fosse realmente.

Ordinò una bevanda non troppo forte, nella speranza che l’alcool  potesse dargli anche solo una vaga sensazione di calore. Nell’attesa che l’affabile barista lo servisse, non poté fare a meno di notare l’unico individuo stonato di quel locale. Il riflesso degli specchi mostrava la barba ben tenuta, la giacca tirata a lucido e solo leggermente scomposta, il colletto correttamente girato, la cravatta dal nodo impeccabile. Stava seduto sui divanetti antistanti il bancone, con un drink in mano, lo sguardo rivolto alla pista da ballo. Non gli avrebbe dato più di trent’anni, con quell’aria di chi ha appena comprato il suo primo gessato e non lo vuole rovinare.

Il tintinnio del campanellino all’entrata del locale portò con sé una folata di quel vento gelido, provocandogli un brivido che lo scosse fino alla punta dei capelli. Ma annunciò anche l’arrivo di nuovi clienti: tra questi spiccava una giovane ragazza, dalle forme generose ma armoniose. Era l’unica del gruppo a non portare tacchi ma, nonostante questo, raggiungeva in statura le altre amiche.

Il barista gli porse la sua bevanda. La sua voce lo frastornò, avendo dimenticato per un momento di aver ordinato qualcosa. Ringraziò, e vide il barista elargire un sorriso, per poi tornare ad asciugare distrattamente i bicchieri. Anche il suo era evidentemente appena uscito dalla sauna in corso nel lavandino, evento che stuzzicò la gioia delle sue mani, ormai sul punto di screpolarsi.

 

Aspirò la bevanda a piccoli sorsi, constatando che di alcool, per fortuna, ve ne era ben poco: aveva sempre odiato quella sensazione di amaro perenne in gola, o lo stomaco in fiamme dopo nemmeno mezzo bicchiere. Giochicchiò con i cubetti di ghiaccio all’interno del bicchiere, divertendosi ad affogarli per poi vederli riaffiorare di colpo.

E constatò che quello era il tipico atteggiamento dei suoi spiacevoli ricordi, che tornavano alla carica proprio quando pensava di averli affondati. E lo sapeva bene: non era forse quello il motivo per il quale si trovava al Naughty Blu?

 

Tirò un sorso più deciso e fu invaso dal tenue sapore del cocco.

«Amore, sono tornato!»

Chiuse gli occhi. Un altro sorso, stavolta dal sapore più amaro.

«Che significa tutto questo? Chi cazzo è quel figlio di puttana nel tuo letto?»

Ancora un altro sorso. Troppo forte.

«Sei uno stronzo! Non farti vedere mai più! Sparisci dalla mia vita, ora! »

L’eco della porta sbattuta, nella sua mente, si confuse con il raschiare della cannuccia sui cubetti nudi. Appoggiò le tempie sui palmi delle mani, e sospirò.

 

Alzò lo sguardo verso il barista.

« Dammene un altro, vai » disse porgendo il boccale. « Anzi no. Più forte. »

Il barista poggiò bicchiere e canovaccio sul piano.

«Abbiamo qualcosa da dimenticare, eh? »

Alan inarcò le sopracciglia, abbozzando un sorriso.

« Si vede così tanto? O hai una palla di vetro? »

Il barista scosse lo shaker all’altezza della spalla, con movimenti laterali. Lo guardò dritto negli occhi.

« Leggo i Tarocchi. »

Alan socchiuse le labbra, sorpreso. Il barista ridacchiò.

« Sto scherzando, studio psicologia. Ma, soprattutto, ho visto un miliardo di cuori spezzati qua dentro.»

Versò il drink nel boccale, dopodiché glielo porse.

« Grazie. E ora suppongo di doverti raccontare la mia storia. »

Cominciò a bere voracemente, fregandosene dell’incendio che già stava avvampando dentro il suo stomaco.

« Se ti va. » Il barista poggiò i gomiti sul tavolo, il mento sul palmo destro. « Sono tutto orecchi. »

Finì di bere. Fu pervaso da quella fastidiosa sensazione di percezione ampliata, rendendolo particolarmente emotivo.

« Be’, è la prima volta che ne parlo, ma non c’è molto da dire. Sono rientrato prima e l’ho trovato a letto con un altro. »

Avvertì una stretta al cuore: sembrava che qualcuno glielo stesse strappando via a mani nude. In quel momento si maledì per aver bevuto un po’ troppo.

« Accidenti, brutta storia. »

« Già, avrei dovuto accorgermi prima che era uno stronzo. »

« Ma non aveva nessun comportamento sospetto? »

« Qualche sera spariva inspiegabilmente. Andava a lavorare al bar, diceva. A volte andavo a trovarlo, ma non c’era mai. » Fissò un punto nel vuoto, lo sguardo vacuo. « Non c’era mai… »

« Mentiva? »

Non rispose. Il suo sguardo, diretto allo specchio, si impietrì. Deglutì, e sentì quel gesto rimbombargli nella testa e giù per la gola.

Riconobbe quella scarsella. Era un pezzo unico al mondo: un prototipo, mai venduto, regalatogli da amici che lavoravano la pelle. Non ce ne erano altri. Poteva appartenere solo a una persona.

Poté vedere il suo sguardo attonito, riflesso, affiancato dall’immagine del ragazzo ben vestito ammaliato da un altro. Il suo.

« Nathan…! »

Vide il ragazzo scostare il viso. Era proprio lui.

«Amore, sono tornato!»

«Che significa tutto questo? Chi cazzo è quel figlio di puttana nel tuo letto?»

«Sei uno stronzo! Non farti vedere mai più! Sparisci dalla mia vita, ora! »

Emise un suono strozzato. Tutto ciò che vedeva erano soltanto le carezze di lui sul viso dell’altro.

Si alzò ansimante dallo sgabello. Trovò il coraggio di distogliere lo sguardo da quell’immagine. Cominciò a correre, trafelato. Udiva in lontananza, come un eco confuso, la voce del barista che lo richiamava, e quella stizzita di una donna che aveva urtato.

Abbassò con decisione la maniglia, sotto lo sguardo attonito di tutti. E il cigolio della porta fu l’ultima cosa che sentì.

Be Sociable, Share!

Comments

comments

7 pensieri su “Naughty Blu – Esercizio di scrittura

  1. Dunque mi spetta l’onore del primo commento? 🙂
    Intanto, una domanda: ma non finisce qui, vero??? Lo so, la mia curiosità non ha limiti… 😀
    A costo di attirarmi l’odio della padrona, comunque, faccio un po’ di pulci al testo (su sua richiesta, eh!), citando qualche parola per inquadrare meglio il punto; quindi, vediamo…
    – ambiente…, lo rivelò…, troneggiato da un severo bancone: troneggiare, da quanto mi risulta e controllando sul dizionario, non regge direttamente un complemento oggetto (cioè l’ambiente), quindi suggerirei o “su cui troneggiava un…”, oppure sinonimi di troneggiato come sormontato, dominato, sovrastato ecc;
    – odore… intriso all’olezzo…: non avevo mai pensato al verbo di intriso, è intridere, pensa te… 🙂 comunque non mi convince la reggenza di un complemento di termine o di compagnia, gli esempi che ho trovato sono tutti con quello di specificazione (insomma, intriso di), quindi mischiato o sinonimi oppure “intriso dell’olezzo”, che sarebbe anche una soluzione interessante, secondo me (darebbe pienamente l’idea del mix dei due vizi praticati insieme, bere e fumare, in modo molto più stretto che con la prima soluzione);
    – …in quel momento, …eleganza: io aggiungerei anche “e in quel luogo”, ma son piccolezze, e in più è una questione di stile (per giunta si avrebbe la ripetizione insistita quel…quel…quegli, che potrebbe anche essere funzionale, in teoria); quanto all’eleganza, visto che in precedenza non se ne è parlato, presumo sia intesa nel senso di solita eleganza, eleganza mostrata durante il giorno/nel resto del tempo, quindi “della loro diurna eleganza” o al massimo quotidiana non sarebbe male… ma è sempre e ancora una questione di scelte stilistiche;
    – …freddo dicembrino: ero convinto si dicesse decembrino, ma l’hoepli ti dà ragione, confesso la mia ignoranza 🙂
    – Aspirò la bevanda: è un uso abbastanza insolito del verbo, che di solito è riferito a odori, fumi o gas, mentre riferito a liquidi mi pare sia più usato con gli oggetti anziché con le persone (per intendersi, aspirare l’acqua con una pompa), ma insomma non ci vedo nulla di male, anzi 🙂
    – …barista… sul tavolo: quale tavolo? Lo so, sono pignolo, probabilmente era il piano del bancone… 🙂
    – Fu pervaso…, rendendolo: se la mia arrugginitissima memoria non mi tradisce, non essendoci concordanza di soggetti fra le due frasi non si può usare il gerundio, quindi “che lo rendeva”, che comunque suona meglio, ma ovviamente puoi anche cambiare in “Lo pervase”, scagionando rendendolo (soluzione che per giunta esalta la sensazione, che diventa soggetto) 😉
    – Poté vedere il suo sguardo attonito, riflesso, affiancato dall’immagine del ragazzo ben vestito ammaliato da un altro. Il suo: mi ci sono un po’ perso, presumo che ammaliato concordi con lo sguardo e non con il ragazzo, e che lo sguardo iniziale sia del protagonista, il cui sguardo viene ammaliato da quello dell’altro ragazzo riflesso… oppure ho fatto una gran confusione? XD Bisognerebbe riformulare in qualche modo, ma non ho idea di come…
    (fine primo commento, sempre non sia già troppo lungo)

  2. Altre cosette, in generale… direi che come descrizione rende piuttosto bene, quella ambientale soprattutto, manca forse qualche dettaglio di disposizione spaziale di tavoli e pista da ballo (che appare dopo), ma in fondo il sottoambiente del bancone con gli specchi, che fa poi da sfondo ai dialoghi, è inquadrato bene, con il piano in marmo bianco e il lampadario…
    Quanto ai dialoghi, niente da dire su quello fra il protagonista e il barista, mentre i dialoghi-ricordo, per maggior chiarezza, andrebbero virgolettati in altra maniera, tanto è vero che non ho capito con sicurezza se le ultime battute sono solo ricordi della vecchia rottura (presumo di sì) o frasi pronunciate stavolta ad alta voce, e siccome sono senza interruzione, dal momento che, se non ho capito male, sono tutte frasi pronunciate, prima o adesso, dal protagonista, bisognerebbe levare le doppie virgolette di troppo, lasciando ovviamente gli accapi, mentre quando vengono presentate la prima volta, interrotte dalle azioni, dei puntolini per legare, alla fine e all’inizio delle virgolette, non ci starebbero male, secondo me… mi sono ingarbugliato, eventualmente chiedimi un esempio 🙂
    Ah, da un certo punto in poi le virgolette sono spaziate, mentre prima vanno bene, ma questo potevo notarlo solo io XD
    Ovviamente, infine, perfetto il posizionamento nel testo del dettaglio fondamentale del tradimento e della relazione, è un’ottima e consolidata tecnica di identità psicologica progressiva col protagonista (che diavolo ho scritto? XD) prima di cambiare un po’ le carte in gioco. 🙂 (Nel racconto “Sentinella” di Fredric Brown se ne trova un sublime esempio, potenziato dal fatto che lì è fantascienza)
    Penso di aver finito… sarò riuscito a guadagnarmi per oggi il mio pane di beta-reader? 🙂
    Comunque, avanti così, e prima ancora di tutto scrivi (!), a correggere siamo sempre in tempo… 🙂 e poi io voglio il seguito! 😉

  3. Ciao!
    Grazie mille per il tuo commento *_*
    Per ciò che riguarda il mio uso strano dei verbi (XD) ti do sicuramente ragione, appena ho un po’ di tempo mi metto a riguardarli, prendendo spunto anche dalla tue correzioni!
    Per quanto riguarda invece i ricordi, ho cercato di differenziarli dai dialoghi scrivendoli in corsivo, in modo da far apparire quasi “chiaro” che fossero pensieri… Ho fallito a quanto pare XD Oppure non ti viene visualizzato che è corsivo? Perché anche nel pezzo “Poté vedere il suo sguardo attonito, riflesso, affiancato dall’immagine del ragazzo ben vestito ammaliato da un altro. Il suo”, questo ultimo ‘suo’ era scritto in corsivo, per far capire che il ragazzo che amoreggiava col ragazzo ben vestito era quello del protagonista, cioè Nathan… Che casino XD In soldoni Alan vede Nathan sbaciucchiarsi con un altro (tutto questo dal riflesso dello specchio) XD Rileggendolo, forse effettivamente non si capisce 🙁 Dovrò cercare di uscire dalle mie frasi ingarbugliate!
    Riguardo all’impostazione dei ricordi, tu diresti di mettere, la prima volta, dei puntini all’inizio e alla fine di ogni frase mentre nella seconda di togliere le virgolette, ho capito bene? Sulla prima questione non so, volevo che questi ricordi arrivassero come un fulmine a ciel sereno, mentre i puntini mi danno l’idea di… (argh, non so come dire XD) “pausa”, ecco… Oltre al fatto che ho un odio viscerale per i puntini di sospensione ^^ Ma questa è una cosa mia XD
    Per concludere, il fatto dello spazio o meno dopo le virgolette era solo un esperimento, volevo vedere in quale modo risultava migliore esteticamente XDDD
    Ah, dimenticavo XD Ho scritto un altro capitoletto, stavolta dal punto di vista di Nathan, e onestamente lo preferisco di gran lunga a questo, mi sembra più spontaneo (vedrai poi, se avrai la voglia di seguirmi ^^)!
    Grazie ancora per il tuo commento *_*
    A prestoooo
    Simona

  4. Dunque, quanto al corsivo, hai indovinato, non mi viene segnalato che è corsivo (potrei effettivamente avere un riscontro, ma non è comoda come modalità di lettura, e non mi era neanche venuto in mente XD); potresti sempre affiancare all’uso del corsivo dei dialoghi-ricordo le virgolette semplici “” anziché quelle doppie, da lasciare invece nei dialoghi con il barista (quelli reali, per intendersi), l’ho visto fare abbastanza spesso nei libri; per il corsivo di ‘suo’ non saprei, ma il problema lì non è il corsivo, bensì il gioco di specchi e di proprietari di sguardi 🙂
    Ti do ragione sui puntini (che però io adoro :D), ma ti faccio notare che l’effetto di fulmine a ciel sereno è già “guastato” dalle frasi di lui che beve, intramezzate al dialogo-ricordo… perciò, anche per suggerire che quelle parole sono tutte pronunciate dal protagonista (io ci ho messo un po’ a capirlo), io farei così (cambio anche le virgolette come dicevo):
    Tirò un sorso più deciso e fu invaso dal tenue sapore del cocco.
    “Amore, sono tornato! …”
    Chiuse gli occhi. Un altro sorso, stavolta dal sapore più amaro.
    “… Che significa tutto questo? Chi cazzo è quel figlio di puttana nel tuo letto? …”
    Ancora un altro sorso. Troppo forte.
    “… Sei uno stronzo! Non farti vedere mai più! Sparisci dalla mia vita, ora!”
    In più, almeno a me, impostato così, più che un’attenuazione di toni dovuti a incertezza/dubbio (l’uso più comune), dà l’idea del tempo, seppur breve, che dev’essere trascorso fra l’entrare in casa (il momento in cui, presumibilmente, viene pronunciata la prima frase), l’arrivare nella stanza da letto (seconda frase), e l’ultimo atto (la terza frase). Poi, ovviamente, decidi tu. 🙂
    Nell’ultima parte, visto che le tre frasi sono tutte in fila, toglierei semplicemente le virgolette finali alla prima e alla seconda, e quelle iniziali alla seconda e alla terza, eventualmente mettendoci i puntini come sopra, sicuramente lasciando gli accapi, niente di che, insomma. 🙂
    Non ti preoccupare per il secondo capitoletto, ho già aggiunto il feed al mio news reader, quindi non puoi sfuggire XD
    By(t)e! 🙂

  5. Mi dispiace per il corsivo, cercherò di adottare qualche tecnica per rendere distinguibili le frasi! Oppure indico chiaramente che è corsivo, adesso vedrò come organizzarmi ^^
    Ripensandoci bene, la tua idea dei puntini non è affatto male, farò un po’ di prove e vedrò cosa mi convince di più!
    Wow, hai impostato il feed XD Non ci capisco molto di quella roba eheh… Io probabilmente avrei cliccato sul pulsante Aggiorna per vedere eventuali aggiornamenti, ahahah XD
    A presto e grazie ancora per i tuoi consigli *_*

  6. Be’, racchiudere la frase fra … non mi pare una buona idea, quindi no, indicarlo chiaramente non direi XD 🙂
    Per il feed, ti mette già tutto a disposizione wordpress, presumo, io, che uso Firefox (ma anche Chrome, Safari, Opera e IE vanno bene), mi limito ad andare in menu segnalibri/Abbonati a questa pagina, e dal sottomenu scelgo i feed da aggiungere al mio news reader (ma potrebbe trattarsi di Google Reader, dei segnalibri live di Firefox, e tutte le altre soluzioni che permettono di seguire un feed). Ora che ci penso, visto che non è disponibile la notifica e-mail quando viene aggiunto un nuovo commento al post (forse è una caratteristica attivabile opzionalmente), mi prendo anche il feed generale dei commenti (volendo ci sarebbe anche quello specifico di questo post).
    By(t)e! 🙂

I commenti sono chiusi.